Episode Transcript
[00:00:02] Speaker A: Materie in circolo, storie di plastica, persone e idee che trasformano il rifiuto in risorsa.
A Materia in Circolo si parla di sostenibilità. Parliamo di sostenibilità come un'azione concreta che nasce sia dall'impegno dei singoli cittadini e professionisti, sia dalla ricerca scientifica e tecnologica. Con noi quattro ospiti che incarnano questa doppia anima della sostenibilità. Andrea Alvito, biologo ambientale divulgatore attivo in Sardegna con progetti di monitoraggio marino, educazione ambientale e valorizzazione del territorio. Adriana Bardelli, giovane ricercatrice del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale, impegnata nel progetto PLASTRON sul recupero e riciclo della plastica marina. Chiara Gastaldi, ricercatrice del Politecnico di Torino, ideatrice di un velo mobile a basso impatto ambientale, esperta in analisi del ciclo di vita e mobilità sostenibile. Chiara Mandolfino, Professoressa dell'Università di Genova, esperta in saldature innovative e materiali compositi con rinforzi naturali per la produzione industriale più sostenibile. Cerchiamo di capire come la sostenibilità possa essere promossa in modo concreto, multidisciplinare e accessibile.
[00:01:16] Speaker B: Ciao, io sono Andrea Ardito, sono un libero professionista, Cagliari. Sono un biologo marino puro, nel senso che lavoro autonomamente nell'ambito del mare a 360 gradi, quindi mi occupo di sostenibilità, di progetti di ricerca scientifica, di monitoraggio, di consulenza, di valutazione ambientale e anche di educazione ambientale. Qua in Sardegna siamo circondati dal mare, da ogni lato, quindi diciamo che è un terreno abbastanza interessante quello in cui lavoriamo, in cui si muovono i professionisti come noi, e le fondazioni, anche come la fondazione Metsi, per la quale io collaboro, che è partner del progetto Plastron. Insomma, il mare per noi è vita, è tutto. Se si parla di sostenibilità, diciamo che è una risorsa da preservare assolutamente, perché ci dà da respirare. Se qualcuno non lo sapesse, più della metà dell'aria che respiriamo proviene da lì piuttosto che dalla terra quindi diciamo che è nello spinto essere anche se vogliamo essere egoisti cercare di fare qualcosa per proteggerlo e per preservarlo. L'altra cosa è sostenibilità vuol dire continuare ad avere domani quello di cui furiamo oggi quindi non so voi come la vedete da questo punto di vista ma partire dal mare mi sembra mi sembra logico mi sembra intelligente.
[00:02:38] Speaker C: A proposito di mare, io sono Ada, sono una chimica industriale, vivo a Genova, in Liguria, quindi anche per noi il mare è fondamentale. Mi occupo di un lavoro di ricerca legato al progetto PLASTRON, quindi del riciclo della plastica in acqua di mare. Quindi è molto importante sicuramente trattare bene il nostro mare. Per me è fondamentale andare a raccogliere queste plastiche, quindi attraverso diversi progetti ambientalistici andare a raccogliere le plastiche che utilizzo come campioni nel mio lavoro di ricerca. perché da chimica vado ad analizzare queste plastiche e a trovare un modo per renderle più vicine possibili al materiale vergine, quindi dal momento che queste plastiche che andiamo a raccogliere in acqua di mare è sicuramente degradata dai raggi ultravioletti, dall'acqua di mare, dal sole, bisogna in qualche modo trovare una quadra, quindi un modo per avvicinarla il più possibile a un materiale meccanicamente e comunque con delle proprietà vicine a quelle di un materiale vergine. Sicuramente questo progetto mi è caro perché io sono una persona che si interessa molto alla sostenibilità e partecipare anche a questi eventi di clean up e cercare di sensibilizzare le persone a rispettare l'ambiente e rispettare i nostri mari è una cosa fondamentale anche soprattutto perché, essendo una chimica industriale, molte persone pensano che la chimica già sia un po' di per sé un male, tutto quello che è chimico è sintetico, non è naturale, soprattutto legato all'industria e poi l'inquinamento e tutto, ma in realtà un chimico industriale è molto legato invece al ripensare i processi produttivi e cercare, dal punto di vista dell'approvvigionamento dei materiali, anche a studiare il ciclo di vita dei prodotti finali che si ottengono, quindi Per noi è molto importante anche cercare di far capire alle persone che un chimico svolge anche questo tipo di lavoro.
[00:04:46] Speaker D: Io sono Chiara, sono professoressa associata nel Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Spaziale del Politecnico di Torino.
Sono un ingegnere meccanico e anche come Ada voglio sfatare un po' un mito, perché anche i progettisti meccanici o ingegneri si occupano di sostenibilità. Infatti il lavoro dell'ingegnere è un lavoro creativo, perché progetta delle cose che prima non c'erano. Infatti è proprio importante partire dalla progettazione pensando già alla sostenibilità, perché adesso progettiamo con in mente dei criteri. Vogliamo progettare delle cose che resistono, che non si rompono, che abbiano delle buone performance, che costino poco. Quindi abbiamo dei criteri in mente. Si tratta però di aggiungerne uno o più che hanno a che fare con la sostenibilità. Un'altra maniera in cui mi occupo di sostenibilità è da un altro lato, perché io sono anche referente di un team studentesco che si occupa di progettare e prototipare delle bici reclinate da competizione. Sono come delle minicar a pedali. Noi le facevamo da competizione, quindi sono come dei suppostoni perché devono andare velocissime. Poi guardando le mini-care lette che mi sono detta, e qualcuno ce l'aveva già pensata, ma ci stiamo pensando più o meno tutti nello stesso periodo, mi sono detta ma perché non facciamo una bici non proprio troppo reclinata, un po' più comoda, tarenata, quindi se piove non ti bagni, e la facciamo pedalata assistita così tutti la possono guidare. ti aiuti con le gambe, così ti muovi un po' che ti fa bene. In più ti aiuti con le gambe, quindi il motore elettrico lavora di meno, sei più efficiente e ti muovi per gli spostamenti a breve e corto raggio in maniera un pochino più sostenibile.
[00:06:40] Speaker A: Io chiudo il giro, anche io sono Chiara, però lavoro all'Università di Genova, anche io sono ingegnere meccanico come la Chiara che mi ha preceduto, sono professoressa associata. In realtà anche io, pur essendo ingegnere meccanico, mi sento un po' complementare a quello che ci raccontava poco fa Chiara e anche a quello che ci raccontavano poco fa anche Adriana e Andrea, perché in realtà studio i materiali dal punto di vista dei processi produttivi, quindi come possono essere trasformati e resi qualcosa di utile allo scopo, quindi per le varie applicazioni. Di solito il nostro punto di partenza è quello di partire un po' dai materiali già esistenti e cercare di capire come possono essere trasformati in maniera efficace, però ultimamente mi sono un po' appassionata a studiare anche un po' i processi dal punto di vista appunto non solo della sostenibilità quindi ha fatto bene chiaro a dire che anche nella fase di progettazione si deve già pensare già a quello che sarà la loro vita anche il termine della vita dei prodotti a cui stiamo pensando e anche io diciamo faccio mia molto questa idea nel senso che anche quando pensiamo ai materiali e alla loro trasformazione pensiamo già anche in chiave appunto di sostenibilità come trasformarli in una maniera efficiente dal punto di vista della sostenibilità e anche un po' pensare appunto a quello che sarà poi il loro, non voglio dire la loro fine che non mi piace, però diciamo il loro riuso, la loro possibilità di essere riutilizzati, quindi cercare di creare del valore da qualcosa che di per sé invece fino ad oggi è sempre stato visto come una seconda vita. E' sempre bello dare delle seconde possibilità, non solo alle persone ma anche ai materiali, anche agli oggetti. Quindi credo che effettivamente ognuno di noi probabilmente declina un po' la sostenibilità nel suo lavoro appunto in un modo differente, quindi non soltanto dal punto di vista scientifico per chi lavora all'università, ma anche proprio dal punto di vista anche proprio locale, dell'inserimento nel territorio, perché ognuno di noi ha voluto parlare del mare, comunque del territorio in cui è inserito.
[00:08:44] Speaker B: Sì, avete parlato della seconda vita, dei materiali, degli oggetti, delle cose che vengono create. È importante che questa nuova vita abbia una dignità, piuttosto che quella che rinveniamo da un sacco di anni, perché io per lavoro, ma anche per passione, anche perché mi piace farlo, organizziamo tanti eventi di Klinac da più di dieci anni qua in Sardegna.
Dieci anni sono tanti in questo contesto in cui tutto quanto si evolve molto velocemente e ogni volta tiriamo fuori tonnellate e tonnellate di rifiuti che alcuni dei quali non hanno senso proprio di esistere in quel contesto là. Proviamo plastica a non finire, ovviamente ormai è noto che la plastica è ovunque, a qualunque stato del proprio ciclo di degradazione, di naturale degradazione, perché diventa in particelle sempre più piccole e poi diventano microplastiche. Ma troviamo ogni genere di oggetto, dai motorini alle batterie esauste alle classiche bottiglie, buste, diciamo che di tutto. Grazie a Dio, grazie comunque alla sensibilità che sta aumentando probabilmente dalla cittadinanza, una cosa interessante è che noi ripetiamo da quasi dieci anni lo stesso grosso evento di pulizia dei fondali di raccolta di rifiuti di plastica da un tratto molto importante in Sardegna che è la spiaggia del Poeto, che è la spiaggia principale di Cagliari, che è la città principale della Sardegna, quindi un evento che attira centinaia e centinaia di volontari. La gente aderisce sempre molto volentieri a questa iniziativa e in questi dieci anni abbiamo visto come nel tempo la quantità di rifiuti che abbiamo trovato è diminuita incredibilmente. All'inizio ci sembrava di no, i primi due o tre anni facevamo l'evento sempre nello stesso posto, sempre sugli stessi fondali marini e ogni anno tiravamo fuori quantità analoghe di rifiuti. Nel tempo stiamo vedendo che probabilmente c'è o un effetto positivo del fatto che comunque stiamo andando a togliere, cioè portiamo a zero, ma dall'altra parte c'è anche forse un pochettino di sensibilità in più, nel senso che c'è un pochettino più di accortezza per capire la fine che deve fare qualcosa quando l'abbiamo utilizzata. Per questo dico che è importante dare una dignità ai materiali, a quello che viene realizzato, pensando nella fine che farà poi. Nel mio ambito è molto importante e molto triste la fine che fanno gli attrezzi da pesca, quindi le reti, le nasse, le reti da posto e le reti a strascico, che quando vengono perse, accidentalmente, in buona parte dei casi, a volte non accidentalmente, nel senso che magari il pescatore non se ne fa più niente perché è ormai obsoleta, Butta dove trova, dove capita, dove non ti vedono, lontano. E quella a fare continua a svolgere la propria funzione di attrezzo da pesca che fa danni perché cattura pesci inutilmente, che poi non vengono neanche presi, perché rimane sul fondo, perché soffoca i coralli o la posidonia o altre specie sensibili. Quindi ci sono parecchie problematiche di questo tipo sul fatto che oggetti di questo tipo qua non vengano valorizzati e non vengano gestiti in maniera opportuna, secondo me.
[00:12:04] Speaker A: Beh effettivamente anche ADA nel progetto Plastono si sta un po' occupando anche appunto proprio della raccolta di quello che proviene dai mari, anche della Sardegna. Ci siamo un po' occupati anche nell'ambito del progetto a cui effettivamente partecipo anch'io, anche proprio delle reti. Quindi è un tema, diciamo quello che tu hai sollevato, che effettivamente... È vero.
[00:12:27] Speaker C: Che c'è difficoltà, dipende dal tipo di plastica ovviamente, perché ci sono meno impianti per certi tipi di plastiche, sono anche più difficili da riciclare per poterla lavorare, come le reti. Noi ci siamo affiancati a un'azienda che ha degli estrusori, dei granulatori proprio per andare a ridurre in piccoli pezzi, hanno granulometria inferiore, le bottiglie, i flaconi che abbiamo raccolto dal mare.
[00:12:55] Speaker B: La plastica alle bottiglie si riescono a recuperare più facilmente di una rete, questo è il senso?
[00:13:00] Speaker C: Esatto, il fatto è che in questi granulatori è difficile far andare le reti perché servono degli strumenti specifici quindi ci sono ancora poche aziende che occupano diciamo la maggior parte del loro tempo andare a riciclare quel tipo di plastica invece dal momento che per esempio il polietilene, il polipropilene, il PET, quindi bottigliette dell'acqua, flaconi detersivi, diciamo plastiche di questo tipo hanno già uno studio approfondito e quindi le industrie sono già più pronte a poterle riciclare più facilmente rispetto ad altre. Come diceva Andrea, poi ci sono tanti rifiuti indefiniti che non dovrebbero stare lì, al di là delle tonnellate di mozziconi di sigarette che non si possono più vedere. Io ho trovato anche telai di biciclette, ruote, copertoni di camion. Poi tutti quei oggetti per il traffico, quindi coni del traffico, transende che magari anche noi a Genova per le mareggiate il vento finiscono in mare. però si ritrovano tutte lì e c'è una spiaggia in particolare qua a Genova che si trova sullo sbocco di un fiume quindi lì clean up vengono effettuati molto spesso perché giustamente si trova di tutto e di più e anche ho partecipato a questo evento di spazzapnea quindi sia raccolta sulla spiaggia sia con gli apnisti sulle profondità del mare e negli anni mi hanno rivelato anche loro che stanno trovando meno quantità di rifiuto in generale. Quest'estate comunque, ero andata a giugno, abbiamo trovato una tonnellata di rifiuti, di tutto, di più, di cui 150 kg di plastica.
che mi sono smistata e ho preso quello che è di mio interesse per il progetto, quindi più politilene e polipropilene che ricicliamo insieme, e il PET, quindi tutte le bottigliette, anche le etichette, insomma, tutte queste cose qui.
[00:14:59] Speaker B: Sì, è interessante e sicuramente importante anche questa cosa di dare la possibilità di recuperare i rifiuti che vengono dal mare, però io continuo a essere determinato sul fatto che l'educazione e la prevenzione in questo caso sono la soluzione. Non ci sono, secondo me, valorizzazioni che tengano quando si riesce ad arrivare al punto per il quale non c'è bisogno di dover utilizzare la plastica del mare perché non ce n'è più da prendere. E questo si fa con l'informazione, con la sensibilizzazione, rompendo le scatole, facendo capire l'importanza di non buttare le cose per terra. Io ribadisco, non sono uno particolarmente ottimista, però è innegabile che la percezione è cambiata rispetto a quando eravamo piccoli noi, perché nessuno prima sentiva parlare di inquinamento in mare, nessuno sentiva parlare nelle scuole di educazione ambientale di questo tipo qua, invece adesso giustamente Si fanno due balle così dall'inizio, con pubblicità in televisione, spot sui social, eventi, educazione di chi ti educa, cioè dei professori, degli insegnanti, dei genitori stessi, a avere molta più attenzione nei confronti dell'ambiente e del mare. Questa è una cosa buona. Non siamo, secondo me, ancora arrivati da nessuna parte, perché è pieno. Molto più di prima quando vai nelle spiagge trovi sempre schifezze. Anche noi che siamo un'isola spazzata dai venti, è fortunata da questo punto di vista perché non le vediamo, magari le cose perché il vento ce le porta via, ma c'è sempre qualcosa. Non c'è spiaggia in cui tu vai e non trovi neanche un pezzo di plastica, una bustina, un frammento, una bottiglia. è terribile, è dell'accumulo di decenni, decenni, decenni di cattiva educazione, cattivi comportamenti che adesso portano alla situazione attuale. Secondo me è importante far vedere davvero come si sta facendo.
[00:16:50] Speaker D: Sono completamente d'accordo con Andrea sull'importanza dell'educazione e in questo mi sento di essere anche molto ottimista. Perché quando siamo partiti con il progetto di questo velo mobile, questa minicar a pedali, abbiamo prima di tutto somministrato un sondaggio per capire se le persone erano meno interessate a questo tipo di veicolo. E l'abbiamo somministrato a un campione molto ampio di popolazione, specialmente in Piemonte, e abbiamo anche mappato l'età di chi rispondeva, e le persone della fascia più giovane, quindi tra ragazzi delle superiori fino a ragazzi che studiavano all'università. Questa fascia qui è stata quella che ha avuto la percentuale di risposta più alta, intanto di interesse nel progetto, ma anche c'era la possibilità di indicare l'interesse nell'avere il velomobile progettato con materiali sostenibili in ottica lightweight, in ottica di design for sustainability. e sono stati quelli che hanno dimostrato una maggiore sensibilità, quindi in questo senso mi sento molto ottimista. Chiaramente questo è un aspetto importante, non è l'unico, però tra una maggiore sensibilità della fascia giovane, della popolazione, e anche tutta una serie di regolamentazioni europee che andranno un pochino a obbligare le aziende a inserire tra i criteri progettuali anche la sostenibilità. Diciamo che io mi sento ottimista da questo punto di vista.
[00:18:24] Speaker A: Io anche conforto l'ottimismo di Chiara perché anche a Genova ho notato, io per tanti anni ho fatto parte di una commissione che vede una componente mista di docenti e di studenti. Devo dire che gli studenti ci danno tantissimi input dal punto di vista della sostenibilità, loro sono i primi che ci chiedono tanti anche cose che ci sembrano forse dei dettagli però sono molto attenti per esempio voler utilizzare sempre delle borracce ormai non vogliono più utilizzare le bottigliette di plastica sono i primi che chiedono per esempio la raccolta differenziata anche esattamente dove studiano specialmente chi ci passa tanto tempo lo vede un po' anche come un'estensione di casa quindi tratta diciamo gli edifici dell'università come se fosse casa propria ormai dato appunto il numero di ore che ci si passa ed effettivamente sono ottimista da questo punto di vista perché veramente sono loro che molto spesso danno a noi delle belle idee, dei bei spunti anche per declinarlo non soltanto nei comportamenti ma anche nel nostro lavoro, quindi tanta della nostra ricerca viene fuori anche dal fatto che anche i ragazzi quando studiano, ma anche quando ci chiedono per esempio le tesi, quindi dei progetti su cui vogliono lavorare, prediligono i progetti in cui si parla di temi che diciamo che a loro sono cari, quindi per esempio la sostenibilità, quindi noi per esempio stiamo studiando in laboratorio dei compositi a fibra naturale. I materiali compositi di solito vengono molto collegati, non so, alla vetroresina, alla fibra di carbonio che conosciamo tutti diciamo. però sono difficilissimi da smaltire, quindi quando si tira fuori il fatto che magari si può cambiare rinforzo, parlare di fibra naturale, lino, canapa, altri materiali di origine naturale, per loro è quasi una scelta di cuore a quel punto, quindi abbracciano questi progetti con un impegno diverso da quello che ho notato nei ultimi dieci anni di lavoro in cui la loro attenzione e il loro input ci hanno fatto cambiare anche noi che facciamo ricerca su queste tematiche. Sicuramente ottimismo mi sembra la parola chiave. Non so se, diciamo, ci sono invece delle barriere che spesso vengono incontrate nel nostro lavoro. Io, diciamo, le intravedo quasi di più dalle persone un pochettino più avanti con l'età che non dai più giovani, quindi questo mi rende ottimista, non so se siete d'accordo con questo mio modo di vedere.
[00:20:58] Speaker C: Ti dirò io, che sono sempre Ada, devo dire che anche durante i clean up mi è successo di comunque, facendolo in spiaggia d'estate, giustamente ci sono persone, i bagnanti, che sono lì in vacanza, farsi i bagni e vedevano noi, giovani, anche bambini, raccogliere le plastiche in spiaggia tra gli scogli e una signora in particolare, abbastanza grande, avrà avuto, sì, 70 anni, anche 60, diciamo così, matura, non so dare letà alle persone. Ci ha detto ma come siete bravi, meno male che ci siete voi e a me è capitato molte volte di vedere e raccoglievamo spazzatura che poi io prendevo anche le plastiche ma se vedevamo mozzicone o una cosa che diciamo che non c'entrava col progetto noi la raccoglievamo lo stesso, non è che ci siamo fatti di problema però raccoglievi magari dei mozziconi o tappi proprio a fianco all'asciugamano di una persona, no? E lì uno viene spontaneo a dirsi, ma io, per dire, io per prima, che sto anche tanto tempo in Sardegna perché ho una casa lì nella Gallura, quindi ci passo tutta l'estate quando posso, quando vedo un rifiuto, che sia per terra o che sia in spiaggia, mi viene spontaneo raccoglierlo. non ci vedo niente di male anzi e mi fa strano vedere le persone così che da un certo punto di vista se ne fregano perché tu metti un asciugamano sulla spazzatura e te ne freghi che ce l'hai lì a fianco, no? Ti verrebbe da dire magari raccoglila, no? e quindi sicuramente un po' sono d'accordo. Poi mi sono capitati casi anche in cui ho visto dei ragazzi molto giovani, magari dell'età delle medie, invece lasciare di tutto e di più lattine, di bibite, sigarette e io come un po' una mamma gli ho detto ma scusate non lasciate tutto qua, è una spiaggia pubblica, ci sono i bidoni e gliene veniva l'oro, insomma, mi hanno detto di farmi gli affari miei, ma io comunque li ho costretti a raccoglierla, quindi...
[00:23:03] Speaker A: Ah, da poliziotta della sostenibilità!
[00:23:05] Speaker C: Sì, diciamo che... ma perché, sai, poi stando spesso al mare, no? Anche d'estate, noi a Genova siamo fortunati, quindi dopo il lavoro... anche se uno esce alle sei, sei e mezza, una cappatina al mare se la fa o nel fine settimana. E ne vedi tanti di questi personaggi ed è giusto secondo me, visto che si vede che qualcuno, non hanno qualcuno che li dà una coscienza sulla sostenibilità, bisogna prendere quel ruolo in qualche modo. Infatti, secondo me anche la ricerca in questo è molto importante, sicuramente dal punto di vista tecnico-scientifico, ma deve coniugarsi al rapporto con i cittadini, quindi deve in un certo modo cercare di sensibilizzare e anche dimostrare risultati delle proprie ricerche, a cosa servono, con un linguaggio chiaro alle persone. per poterli aiutare anche a capire quanto sia fondamentale andare a raccogliere, a fare una giusta raccolta differenziata e tutti questi discorsi qui.
[00:24:09] Speaker A: Sì, bisognerebbe evitare forse i tecnicismi, scusami Andrea, i tecnicismi per scendere appunto a volte anche nelle buone pratiche diciamo delle persone e condividere anche i risultati nostri appunto anche in queste sedi come può essere questo podcast, come possono essere effettivamente degli eventi diciamo divulgativi ed effettivamente molto importante. Si ricollega appunto un po' anche a quello che diceva Andrea al suo monito.
[00:24:38] Speaker B: Assolutamente. Purtroppo i carti di esempi si sprecano. Stavo anche pensando di raccontarvi qualche aneddoto infelice, ma penso che non ne valga la pena perché ce n'è talmente tanti all'ordine del giorno che sono inflazionati.
che qualche tempo fa ero in vacanza, ho avuto la fortuna di andare in Mar Rosso, in questo parco naturale con le barre di sabbia nel nulla cosmico, bellissimo. Ci hanno portato lì e c'erano altri turisti come eravamo noi, italiani, che fumavano su questa spiaggia circondata dal mare. Io li ho visti che finivano di fumare e infilavano la sigaretta sotto la sabbia. Cioè, sei nel nulla cosmico, come ti può venire in mente una cosa del genere? Sei in un paradiso? Sono andato e ho detto, ma scusate, ma cosa state facendo? E loro, guarda, non l'avremmo voluto fare, ma qua non ci sono servizi, non ci sono cestini, non c'è niente, qua lo dobbiamo fare. Ho detto, ho un minimo di ingegno. Cioè, sto bevendo una bottiglietta d'acqua, l'ho finito di berla, tieni, buttalo qua dentro, lo chiudi e lo porti a casa, se lo riportiamo a casa. Sei un grande, sei un genio. Ma come si fa ad avere un genio poi a un livello così basso? Questo è uno dei tanti casi, ce ne sono veramente tanti. Bisogna educare da piccoli, perché secondo me molte di queste persone fanno un imprinting che ormai è andato. Invece riuscire a lavorare sui giovani in maniera positiva, costruttiva, cercare di fargli capire in maniera sana quanto è bello vedere un mare pulito, con i pesci, con gli animaletti che camminano sulla sabbia, con i crostacei, con tutto quello che c'è nel nostro mare che è bello, che è oggettivamente bello, un bambino è contento di vederlo, di apprezzarlo, gli crea una sensibilità diversa, lo fa crescere in maniera più sana. Io penso a questo, che non si debba arrivare per forza alla minaccia, come facciamo qua a Cagliari. Io ho l'opportunità di abitare sul mare, qua dietro c'è la spiaggia del Poetto, e girano i vigili norghese. Ormai in spiaggia è vietato fumare, non tanto per il discorso del fumo, quanto perché l'incivilità porta che la gente fuma e butta la sigaretta sulla spiaggia. Quindi ormai è assolutamente vietato fumare ovunque, a priori. Io fumo, per esempio, e non posso fumare perché c'è questa cosa qua, va bene. Però ci sono i vigili in borghese che ti vedono fumare e ti mettono una multa. E' giusto, purtroppo è giusto che siamo arrivati a questo livello.
È una situazione molto difficile. Le barriere per arrivare a un risultato sono tante e i metodi sono ancora sperimentali, in progresso. Però penso che l'educazione e la sensibilizzazione, alla buon vecchio Piero Angela, siano… Sì, sì.
[00:27:25] Speaker D: Io sono d'accordissimo sul… dicevi prima in printing, e mi sono venute in mente due cose.
Una è mia figlia, che ha tre anni. Poi io a casa, ma soprattutto all'asilo, le hanno insegnato a differenziare la carta, la merenda, la stagnola, eccetera. E lei adesso cerca proprio di buttare le cose nel bidone giusto. Quindi si inizia veramente da piccoli. e dall'altro invece mi fa pensare ai miei nonni. Erano contadini di un'altra epoca, certamente, e per loro lo spreco veramente era peccato. Noi adesso pensiamo al riuso, ci riempiamo la bocca di design for reuse, riutilizzare, ci sentiamo fighissimi. super moderni. Ma non ci siamo inventati niente, perché in un mondo di risorse limitate, a un certo punto della storia dell'ultimo secolo, ci siamo dimenticati che le risorse erano limitate. Prima se lo ricordavano. Io mi ricordo i miei nonni che riusavano il vasetto dello yogurt, ci piantavano le piantine dell'orto e poi dopo lo buttavano. Oppure la bottiglia di vetro che compravi al supermercato con dentro il vino, poi la riusavano per imbottigliarci il loro vino che andavano a prendere in una cantina. Quelle cose lì. Adesso ci sentiamo degli strafighi perché abbiamo le borracce di alluminio che andiamo a riempire. In realtà dovremmo ritornare in alcune cose. Da un certo punto di vista è una cosa bella perché vuol dire che abbiamo già delle capacità che si tratta solo di riscoprire. anche dal punto di vista della progettazione meccanica. Una cosa che si insegna è progettare per una certa durata. Quando si sono pensati a progettare per una certa durata, pensavano di progettare per vita infinita. Perché? Perché volevano che le cose durassero il più a lungo possibile. A un certo punto invece si sono inventati di progettare a vita finita. Perché? Perché se io ti progetto una lavatrice che dopo due anni o un mese si rompe, caspita, tu me ne compri un'altra perché non è più in garanzia. Però fortunatamente vuol dire che almeno le skills per progettare per una durata più lunga ce le abbiamo. Infatti una delle cose belle delle direttive europee che arriveranno, Sono proprio in ottica di progettare per una durata più lunga, che è una cosa che aiuta tantissimo per non trovarsi magari la lavatrice o da sbaltire, che comunque è un costo perché ti servono delle... Comunque anche se la tratti nella maniera più virtuosa possibile, devi usare dell'energia per trattarla e non rischi di trovartela buttata nel bosco del vicino. E anche a me, parlando di civiltà, è una cosa che succede.
[00:30:19] Speaker A: Sì, penso che qua si torni un po' a quello che dicevamo prima, anche delle seconde vite, delle seconde possibilità, appunto, come si faceva effettivamente un tempo. A me era rimasto impresso un episodio di poco prima, diciamo, di sposarmi, che ci avevano regalato, al famoso corso prematrimoniale, un astucino con del filo da cucito e del lago, perché dicevano che è sempre comunque importante poter in quel caso lì era ricucire, quindi cercare sempre di trovare anche qui appunto una seconda vita in quel caso ai rapporti, però è una cosa che poi mi era rimasta in mente, l'ho un po' metabolizzata anche un po' non soltanto nella ricerca, anche un po' nella vita di tutti i giorni, quindi cercare di capire quando qualcosa è arrivato veramente alla fine della sua vita utile, appunto, oppure quando invece la durata possiamo un po' estenderla anche noi, cioè tu dici la progettazione è importante, progettare per una certa durata, però ogni tanto siamo anche noi secondo me che possiamo un po' usare anche un po' l'ingegno per cercare di capire quanto possiamo ancora prolungare la vita degli oggetti come facevano i nostri nonni e abbiamo ormai tanti tanti prodotti che effettivamente invece sono fatti per poter essere utilizzati per più di uno scopo cerchiamo effettivamente di farlo, ecco, quindi mi sembra appunto che si torni un po' a questo concetto del riuso e delle seconde vite degli oggetti, che è un po' anche il tema tutto sommato del nostro, diciamo, del progetto di cui ci stiamo occupando, quindi di Plastron, quindi dare una seconda vita a qualcosa che adesso viene considerato un rifiuto, quindi è importante partire dal punto di vista che i rifiuti, come dice l'Andrea, dovrebbero essere zero, quindi puntiamo a a comunicare che questo dovrebbe essere il nostro obiettivo. Però per quanto virtuosi si possa essere, prima o poi gli oggetti finiscono, le durate comunque non sono mai finite. e quindi cerchiamo effettivamente però di trasformare in qualcosa di diverso con un altro valore magari che non ha il valore di partenza ma che comunque è un valore anche lui, un'altra applicazione che magari io appunto vedo molto anche nei materiali composite appunto in cui mi occupo che Dipende molto appunto anche dall'applicazione che vuoi dare, non è che necessariamente ci devi fare alla macchina da Formula 1, ci sono anche tante cose intermedie voglio dire, non è che tutti giriamo, infatti nessuno di noi penso con la macchina da Formula 1, quindi cerchiamo di applicarlo diciamo nel quotidiano, nella vita di tutti noi che utilizziamo degli oggetti anche più semplici, quindi possiamo sfruttare questi concetti anche appunto nella nostra vita di tutti i giorni e dobbiamo secondo me, specialmente chi lavora nell'ambito della ricerca, utilizzare proprio la tecnologia al servizio un po' della vita dei cittadini anche in questo senso.
[00:33:14] Speaker C: Sì, ricordiamoci che la scienza fa parte anche dei cittadini, è un mezzo per aiutarci tutti, soprattutto nel caso della sostenibilità, quindi anche far capire che l'ambiente riguarda tutti noi. Non è una cosa che io lavoro nella ricerca sul tema riciclo, quindi è una cosa mia. Il riciclo tocca tutti, l'ambiente, tutti viviamo in questo mondo, tutti dobbiamo rispettare l'ambiente. e quindi sicuramente avere anche un ponte tra ricerca e i cittadini è molto importante. Soprattutto anche io penso nelle scuole, io ho fatto un liceo scientifico e mi piaceva tantissimo quando nelle ore di scienze facevamo dei laboratori, che venivano dei ragazzi più grandi, sicuramente universitari, a presentarci dei progetti e farci vedere con mano, proprio farci toccare il risultato di un dato progetto, di una data ricerca. Anche questo è importante, far vedere anche ai bambini e ai ragazzi da un rifiuto, perché io ho trovato anche dei rifiuti, soprattutto quelli trovati nelle profondità, proprio distrutti, pieni di alghe, di conchiglie, proprio distrutti, mangiati dal mare. Me li sono lavati e poi li abbiamo comunque ridotti a granulo, quindi ci siamo trovati il nostro granulo di plastica riciclata. Quindi è anche importante far vedere, anche non dalla bottiglietta più nuova, perché si trovano anche bottigliette sicuramente che magari sono state buttate lì due mesi prima, ma anche rifiuti che sono lì da almeno un anno, far vedere come da un oggetto del genere si può ricavare una cosa nuova comunque, sì, riciclata, rigenerata possiamo dire anche in un certo senso e quindi ha uno scopo ed è interessante sicuramente anche ai ragazzi far vedere questo tipo di cose ed è importante sicuramente far cambiare un po' la mentalità del rigenerato, usato, visto come una cosa negativa perché tutti ormai sono sempre a correre dietro alla novità, alla cosa dell'ultimo grido, il telefono nuovo Io per esempio ho sempre preso, spesso e volentieri, anche in ambito tecnologico, computer, telefoni rigenerati, perché importa poco, basta che funzionino, e cose da usare anche i vestiti, i vestiti stessi che creano un rifiuto.
non saprei neanche definirlo, gigantesco e anche lì, per fortuna, si sta muovendo un po' questa mentalità del vintage, di riusare i vestiti di seconda mano ed è la stessa cosa che bisogna far capire anche con i rifiuti plastici o con tutto quello che ci circonda.
[00:35:51] Speaker A: Che torna un po' anche con quello che diceva Chiara, i vestiti che c'erano in famiglia, che utilizzavano i nonni, li utilizzavano tutti.
[00:36:00] Speaker D: Finché te ne rompevi.
[00:36:03] Speaker A: Eh, ma duravano per...
[00:36:05] Speaker C: Quei vestiti duravano sicuramente di più di quelli che vendono adesso, eh. Bisogna dire.
[00:36:10] Speaker D: Sì, sì. E perché troviamo quello che diceva prima. Erano progettati per durare. Anche quelli.
[00:36:16] Speaker C: Sì, sì, sì.
[00:36:16] Speaker D: Dove erano di... Non era l'usegetta, non c'era la mentalità del...
[00:36:21] Speaker A: Quindi il prossimo progetto sulla bolire è il fast fashion.
[00:36:25] Speaker C: Il fast fashion è tutto lì. Magari.
Quello è il secondo nemico numero uno anche del mare, con le isole di vestiti che si trovano.
[00:36:37] Speaker D: Sì, è vero. Comunque da un certo punto di vista è giusto sensibilizzare perché tutte le persone possono dare un contributo nel non inquinare, nel comportarsi meglio. E poi con il nostro lavoro, perché noi insegniamo delle cose, penso che sia importante formare nuove generazioni. Parlo per me di ingegneri, però ognuno poi indocenti, ciascuno insegna la propria disciplina, formarli anche con delle conoscenze o comunque un'ottica che permetta di applicare quello che hanno imparato in ottica di sostenibilità, riuso, riciclo, quello che si vuole. Perché è vero la sostenibilità, ma puoi anche riuscire a far entrare la sostenibilità in quello che insegniamo, perché su quello davvero abbiamo una responsabilità e la possibilità di davvero fare del bene, perché lo vedremo poi nei prossimi anni.
[00:37:43] Speaker A: Andrea, visto che hai iniziato tu, vuoi chiudere la nostra chiacchierata con un messaggio?
[00:37:48] Speaker B: No, è stato molto interessante sentire Questa possibilità, come dicevamo, la plastica purtroppo in mare adesso c'è, così come tanti altri rifiuti. La possibilità di dargli una seconda vita più dignitosa di quella che sta facendo adesso sul fondo del mare a rompere le scatole a tutti è assolutamente un qualcosa di ottimo e positivo ed è qualcosa di cui c'è bisogno. Quindi benvenuta questa attività e siamo sinergici nel remare in quella direzione la. All'educazione, allo studio, alla conoscenza, al trovare delle soluzioni per migliorare la situazione che abbiamo creato noi con la cattiva gestione. Quindi molto bene così.
[00:38:32] Speaker A: Grazie per la bella chiacchierata.
[00:38:34] Speaker C: Grazie, è stato un piacere.
[00:38:39] Speaker A: Materia in circolo è una produzione unigeradio. L'idea è di Mattia Frascio, il montaggio di Nadia De Nurkis e Nicolò Odino.